Oggi parliamo di: padri!
Ieri è stata la Festa del Papà, una ricorrenza che molti di noi, me compreso, sentono in maniera particolare. Chiunque sia padre sa cosa significhi rappresentare un ruolo e vivere un’emozione di fatto impossibile da spiegare, quella del sentimento che lega un genitore con un figlio.
Prescindendo dall’essere genitore, poi, siamo di fatto tutti figli. Questo significa che la Festa del Papà abbraccia universalmente tutti, quelli che si “dividono” tra i festeggiamenti al proprio padre e i festeggiamenti ricevuti dalla prole, quelli che celebrano la giornata solo con gli uni o con gli altri, quelli che un genitore ahimè non l’hanno più ma certamente l’hanno avuto, e ne rivivono un malinconico ricordo.
Qualunque sia l’approccio a questa giornata, un fatto è evidente: il padre è una figura particolare.
Un riferimento se vogliamo, o colui che, all’interno della coppia di genitori, ricopre molto più spesso il ruolo del “custode”, di colui che “protegge”.
Lo fanno entrambi i genitori in realtà, seppur in maniera diversa. La mamma ha un legame biologico particolarissimo e insostituibile con il proprio figlio mentre il padre, seppur altrettanto stretto, sperimenta un’esperienza genitoriale che si costruisce nel tempo rafforzandosi.
A grandi linee, si potrebbe dire che quello di un padre con i figli è un percorso in evoluzione ove l’uno cercherà nel tempo di essere un esempio per quelli che sono i principi fondamentali, e gli altri coloro che proveranno a seguirlo.
Non voglio generalizzare, mi rendo perfettamente conto che moltissime delle cose che dico siano intercambiabili, e soprattutto oggi sappiamo che le realtà famigliari possono essere molto variegate e tutte con le proprie dinamiche virtuose. Non è mia intenzione quindi creare delle “etichette” ma soltanto, se vogliamo, focalizzarmi sulla figura paterna nella sua accezione più tradizionale, vuoi anche per via della mia esperienza personale.
Ecco, proprio per questo ritengo che un padre incarni perfettamente il concetto di “protezione”, di porto sicuro, di guida a cui fare riferimento nei momenti belli e soprattutto in quelli più incerti.
Non posso fare a meno di pensare che un pensiero ricorrente nella mente di un figlio o di una figlia sia “Cosa farebbe mio padre?”, magari di fronte a un dubbio o a uno dei tanti bivi che la vita ci mette davanti nel mezzo del nostro percorso.
Ecco, anche su questo ritengo che il ruolo di un imprenditore non sia così diverso da quello del padre di famiglia. A ben pensarci un imprenditore, a tutti i livelli, è proprio questo: una guida per i propri dipendenti e collaboratori, un riferimento a cui legarsi nel momento in cui si lavora in autonomia e c’è bisogno di ricordare gli obiettivi, la direzione che la propria azienda persegue.
Nella vita di un’impresa le cose non vanno sempre bene ed è spesso difficile mantenere unito il team nell’attraversare le fasi più dure. Oppure, nelle aziende più strutturate ove le operazioni e i processi si susseguono sempre uguali per molto tempo, può accadere che ci si dimentichi perché si lavora in un certo modo, quale sia l’obiettivo finale, quale lo scopo.
Oppure è possibile che all’interno dell’azienda vi siano degli attriti, delle frizioni fra i dipendenti, cose piccole magari ma che necessitano di essere dipanate.
Ecco, in tutti questi e in moltissimi altri scenari che senz’altro non possiamo elencare in un unico post, la figura dell’imprenditore-guida, del “padre” dell’azienda è di assoluta importanza perché è la persona fisica (in concreto, non in forma aleatoria) che di fatto tramite le sue azioni e la sua presenza è l’unica in grado di livellare le problematiche e ristabilirle a un livello di gestione accettabile.
Questo significa molte cose, come per esempio il fatto che – come sempre diciamo – non si nasce imprenditori, lo si diventa. E per diventarlo è necessario sviluppare delle caratteristiche come la lucidità, la capacità di riflessione, l’apertura mentale e la proattività.
Inoltre è evidente che un imprenditore abbia meno margine di errore, nella misura in cui, proprio come ogni genitore, a lui si associa una sorta di infallibilità che seppur chiaramente non sia realistica va in qualche modo preservata.
Non è un caso che le aziende abbraccino la deriva proprio partendo dai suoi ruoli più importanti, perché quando è il “capo” a vacillare è inevitabile che vacilleranno in forma sempre maggiore tutti i livelli sottostanti del team.
Infine, non da ultimo, c’è il concetto del retaggio. L’imprenditore è custode della filosofia e del dna dell’azienda, colui che da il via affinché quella cultura sia tramandata nel tempo e nello spazio, estesa cioè a tutti i collaboratori e in qualche modo perpetrata a chi subentrerà in azienda negli anni futuri.
Caro imprenditore, quindi, proteggi te stesso e la tua integrità, così facendolo proteggerai la tua azienda e ne sarai riconosciuto come guida nel tempo.