Questa settimana è stata segnata dalla scomparsa di Silvio Berlusconi, evento che ha suscitato riflessioni e discussioni in vari ambiti.
In quest’articolo, ci concentreremo sull’approccio imprenditoriale di Berlusconi, esplorando il concetto di “imprenditoria di rottura” e come la sua visione ha influenzato il panorama aziendale italiano.
Nei giorni scorsi ho definito quella di Berlusconi un’imprenditoria, per così dire, di “rottura” e ho ricevuto diversi messaggi che mi chiedevano di approfondire l’argomento.
La rottura come forza motrice
Quel che credo – e che ritengo sia oggettivo – è che Berlusconi abbia sempre gestito i suoi affari seguendo un semplice principio: le cose si possono fare diversamente, le cose si possono fare meglio.
“Diversamente” e “Meglio” sono strettamente collegati.
Ed è qui che nasce il grande fraintendimento!
L'”imprenditoria di rottura” non è da intendersi come una perturbazione aziendale, ma piuttosto come un cambiamento positivo che sfida il status quo. Questo concetto si riflette in esempi internazionali come Amazon e Alibaba, aziende che hanno ridefinito settori interi proponendo approcci innovativi.
La rottura è una forza motrice che permette una trasformazione positiva, un cambiamento in generale.
La visione pioneristica di Berlusconi
La visione imprenditoriale è fondamentale. Berlusconi, come altri imprenditori illuminati, ha avuto la capacità di vedere opportunità al di là degli schemi convenzionali. Il termine “out of the box” assume qui un significato cruciale, evidenziando la responsabilità dell’imprenditore nel guidare il cambiamento.
Avere una visione non è solo un pregio, ma una responsabilità. L’imprenditore deve agire quando intravede un cambiamento positivo per i clienti, contribuendo così a migliorare la qualità della vita attraverso prodotti o servizi innovativi.
Penso a Olivetti e alla lungimiranza di una dinastia che prima di tutti ha creduto nel potenziale della scrittura meccanica.
Ancora, penso a Ferruccio Lamborghini, che ebbe il coraggio di inserirsi in un mercato dominato da Ferrari proponendo la sua versione, diversa e secondo i suoi standard “migliore”, di una supercar ultramoderna. Hanno sfidato le convenzioni per portare avanti le proprie visioni!
Quando parlo di “visione” intendo proprio questo. L’imprenditore è di fatto una persona che ha una visione e che, certamente, poi mette in atto tutta una serie di processi per attuarla, ma prima di tutto ha questa prospettiva che in realtà nessun altro ha.
“Non è più intelligente degli altri. Non è migliore. Non è più furbo.“
E potrebbe addirittura non avere un’ambizione maggiore e un interesse più grande verso il denaro, rispetto a tanti altri.
Ha una visione: vede cose che gli altri non vedono!
Visione come responsabilità
Un grande imprenditore, all’inizio di ogni suo progetto, non può aspettarsi una grande accoglienza. E infatti Berlusconi non l’ha mai avuta.
L’accoglienza iniziale di un progetto innovativo potrebbe essere tiepida, poiché il pubblico è spesso riluttante al cambiamento. Tuttavia, è compito dell’imprenditore mostrare un futuro diverso e convincere gli altri della validità della sua visione.
Sta a noi imprenditori mostrare un futuro diverso.
Momenti come questo dovrebbero ricordarci invece che l’ambizione, l’audacia e la difficoltà dei nostri sogni sono proprio i segnali del fatto che siamo sulla strada giusta, e non importa quanto sacrificio sia necessario per realizzarli perché, come disse una volta proprio Silvio Berlusconi: “Colui che oggi fa molto di più di ciò per cui viene pagato, un giorno verrà pagato molto di più rispetto a ciò che fa.”